6 agosto 2012

Bloomberg e la guerra alla "formula"

Buonasera a tutti!

Nei giorni scorsi una lettrice del blog che vive negli USA mi ha segnalato un articolo relativo alle intenzioni di Michael Bloomberg, sindaco di New York City, in merito alle strategie per incrementare il tasso di allattamento al seno negli ospedali della Grande Mela.

Si tratta di questo: rendere meno accessibile il latte artificiale, incrementare l'attività di sostegno all'allattamento al seno da parte del personale sanitario, eliminare i "veicoli" di disturbo nella scelta delle neomamme (gadget, valigiette omaggio e simili).

Insomma: una guerra per sfinimento al latte artificiale.

Inutile dire che i sostenitori dell'allattamento al seno plaudono le intenzioni di Bloomberg, mentre molti altri si sono già dichiarati contrari ai possibili citati provvedimenti. Si riapre per l'ennesima volta l'eterna questione breastfeeding/formulafeeding, come se si trattasse di un derby calcistico di portata mondiale. E chi fa il tifo per una squadra non può che vedere l'altra come fumo negli occhi. Peggio degli ULTRAS!

Io considero l'iniziativa di Bloomberg degna di plauso perchè l'obiettivo di aumentare il numero di mamme che allattano al seno (e quindi il numero di bambini allattati) è assolutamente meritevole e da sostenere.

Temo, però, che si crei per l'ennesima volta la guerra fratricida delle ideologie e che i caduti appartengano alle categorie più deboli: i bambini. Questi nostri bambini che amiamo alla follia e che a volte diventano paladini delle nostre scelte aprioristiche, dettate dalla volontà di appartenere ad una categoria genitoriale o a un'altra.

"Sono io a dover scegliere", dice una mamma nell'articolo del New York Post. Verissimo. Il punto (dolente e nevralgico) sta proprio qui. La mamma deve poter scegliere liberamente. Ma come si fa?

La libertà è la facoltà grazie al cui esercizio si può scegliere ciò che è giusto e ciò che è bene. E ciò che è giusto è fare tutto il possibile perchè una mamma possa allattare al seno. Non significa violentare la sua individualità costringendola a fare qualcosa che non desidera.

Significa, a mio parere, metterla in condizione di comprendere l'importanza che l'allattamento al seno può avere in termini di salute e di relazione per il proprio bambino e per se stessa. Non significa barricarsi dietro la posizione ideologica dell'allattamento come dovere o come scelta necessaria.

Allattare al seno non è un obbligo, è una benedizione, una preziosa opportunità.

Chi davvero non può allattare (e si tratta di un numero di donne nettamente inferiore a quello delle donne che effettivamente non allattano) ha diritto di trovare aiuto, supporto e sostegno. Competente, professionale, umanamente valido.

Ma non possiamo negare che se il codice IBFAN non venisse quotidianamente disatteso e violato:
- nei corsi di accompagnamento alla nascita (grazie alle famose valigiette contenenti miriadi di gadget che tutto fanno tranne che informare correttamente sull'allattamento al seno)
- nei reparti maternità (con i bibe di glucosata, i ciucci, i paracapezzoli, i rooming-in negati, la confusione delle informazioni offerte - o negate, le indicazioni sulle marche di latte artificiale da acquistare una volta tornati a casa)
- negli studi pediatrici ("Signora, se non avesse abbastanza latte provi questo" - e via di foglietto con scritta un'altra bella marca di latte artificiale)... e via di seguito, ci sarebbero molte ma molte più donne che allattano al seno e molti più bambini allattati.

Mi piace molto il passaggio dell'articolo in cui si dice che il latte artificiale deve essere qualcosa per il cui utilizzo bisogna dare una spiegazione (e valida). Mi piace anche che alla richiesta di latte artificiale da parte di una mamma le si proponga un colloquio.

In poche parole: più controllo, meno margine di cattiva informazione e cattivo utilizzo delle risorse (umane e non solo) nei punti nascita e più iniziativa da parte del personale ospedaliero.

 
Mi piace l'iniziativa di Bloomberg. 

Spero solo che l'onestà di intenti e il buon senso, uniti ad un po' di umanità e a tenace volontà, riescano ad evitare lo scontro ideologico, che non porterebbe di certo molto lontano.

Tienici aggiornati, amica lettrice dagli States!

Un caro saluto a tutti, rinnovando l'invito ad entrare nel gruppo facebook di Educazione Consapevole.

Maria Beatrice   

6 commenti:

Sibia ha detto...

Il problema secondo me è un problema di fondo: il latte è della mamma o del bambino? Il problema è che il bambino ha il DIRITTO di essere allattato. Parlare di allattamento in termini di "scelta" materna mi suona e mi suonerà sempre strano, come se si trattasse di scegliere il colore di un pigiama o una corrente filosofica. La natura non ci ha dato una scelta, ha previsto che che i bambini fossero allattati e non c'è via di uscita da questo. Poi fortunatamente la scienza umana è riuscita a supplire ai casi in cui ciò non è possibile, in modo da diminuire la morte infantile. L'allattamento fa parte delle cure che una madre deve fornire a suo figlio, è sua responsabilità, non è una cosa che può o non può fare: suo figlio ha diritto di essere allattato, come ha diritto di essere cambiato, abbracciato, cullato, educato..
Io continuerò a chiedermi perché una persona che non è disposta ad allattare, ad alzarsi la notte, a passare del tempo col proprio figlio (ecc..) scelga di diventare genitore: nel momento in cui abbiamo un figlio le scelte non sono più "nostre" sono in funzione del benessere dell'essere di cui siamo responsabili e questo è un nostro dovere, non una scelta.
p.s. ovviamente non entro nel merito di allattamenti falliti per svariati motivi (in primis l'erronea informazione e il mancato sostegno), sto facendo un discorso di principio.

Educazione Consapevole ha detto...

Ciao mammasibia :)

La tua posizione è netta e chiara. E ti dico che sono d'accordo con te e, come te, lo sono perchè stiamo parlando di principi, idee di fondo.
"Linee Guida" da mamme ;)

Ho avuto modo di parlare con tante (ma tante!) mamme in questi ultimi 10 anni. E ho capito che per ciascuna di loro esisteva una versione personale di queste "Linee Guida".

Nessuna le applicava in toto. Mai. Magari per mille volte le applicavano e poi ma milleunesima volta... no.

Perchè? Per molti motivi diversi...

La differenza stava (e sta, secondo me) nel CONOSCERSI e nel CONOSCERE.

Poi, con la miglior provvista di motivazioni e informazioni... si parte per il viaggio. E ognuno fa un percorso a sè.

Io vorrei essere di certo migliore di come sono. Le "Linee Guida" sono il mio obiettivo. Ma non la mia realtà, che è invece fatta di cadute e risalite.

Io ho scelto di non cadere sull'allattamento e poi magari alzo la voce. Porto nella fascia e poi magari tengo troppo accesa la TV. Compro e cucino BIO e poi magari non so essere un buon esempio per mille altre cose.

SO dove voglio andare. Ma non ci sono ancora arrivata (e mai ci arriverò del tutto).

Credo che questa verità, per altre mamme, possa valere sull'allattamento al seno. Che dici?

Un abbraccio, forte :)

Sibia ha detto...

Sicuramente, per questo ho specificato che stavo facendo un discorso di principio, perché poi la realtà è difficle per tutt*, siamo umani troppo umani, ce la mettiamo tutta ma è ovvio che non saremo mai perfetti. Ma nessuno pretende la perfezione, quello che è importante secondo me però è avere in testa il concetto che è il genitore che deve rispondere al bambino, non lui che si deve adattare a noi. Sennò, a parer mio (ma non è mica tanto un parere), proprio non ci siamo

Educazione Consapevole ha detto...

...la dedizione fa paura a tanti. Credo che in fondo in fondo il problema stia qui. :)

sabrina ha detto...

Grande iniziativa!
Segnale che il "problema" è noto e mette in discussione.
Sono tante le mamme che conosco che non hanno allattato. Nessuna di loro l'ha fatto per sottrarsi ad una fatica; piuttosto per la paura di non riuscire a soddisfare i bisogni del proprio bimbo. Di sicuro erano poco sostenute (e se non sei sostenuta, in primis dal papà, c'è poco da dire: anche se ti sei informata, anche se sei convinta del bene del latte materno, soprattuto al primo figlio, se compare qualche problema -complici gli ormoni impazziti del dopo parto- la paura principale è quella di non riuscire a fare il bene del tuo bambino, di non riuscire a nutrirlo e così lasci perdere), di sicuro non avevano capito di aver bisogno solo di sostegno.
Allora io credo che stia qui il punto: spieghiamo ad una mamma che può non essere facile ed idilliaco avviare l'allattamento di un neonato, rendiamoci disponibili ad aiutare, noi che abbiamo avuto la grazia e la forza di riuscire a farlo (forse una neomamma non telefona alla leachlegue, ma ad un'amica sì) e, sono convinta fermamente di ciò che dico: EDUCHIAMO I PAPA' A SOSTENERE L'ALLATTAMENTO AL SENO!!! Di solito agli uomini piacciono i dati razionali: allora prima che nasca il frugoletto, spieghiamogli tutto il razionale dell'allattamento, del baby blues, dell'ansia da prestazione che prende una mamma e diamogli il nostro numero di telefono, dicendogli di telefonarci se, appena tornati a casa, sorge qualche problema con il latte! A me è capitato due volte: sono stati i papà a chiamarmi perché il piccolo pareva non attaccarsi bene.
Lasciamo a Bloomberg le mosse in grande (evviva che c'è chi le fa!) e mettiamoci in pista anche noi con tutti coloro che conosciamo e che stanno per avere un bebè!

Educazione Consapevole ha detto...

Hai ragione mammasabrina, perfettamente ragione!
E sai bene che se non ci fossi stata tu in più di un'occasione mi sarei disperata ancor di più con l'allattamento della mia pulcina.

Complice anche la pazienza di tuo marito durante le nostre chilometriche telefonate...

Il ruolo dei papà ancora una volta si dimostra strategico, eppure poco (pochissimo) utilizzato.
Facciamoci avanti, allora. Che la fatica di alcuni possa servire ad altri per affrontare con più forza le difficoltà! :)