21 novembre 2011

Raccontami una storia (ex "Letture per bambini")


Nuovo post, nuova sezione del Blog!
Non mi sembrava giusto dedicare una sezione alle letture per adulti senza aprirne una simile dedicata ai libri per bambini.
Inoltre Novembre è il mese di Nati Per Leggere-NPL e quindi quale momento migliore per mettere in pratica questo proposito?
Sin da quando il mio figlio maggiore era molto piccolo (intorno ai due anni, per intenderci), l'ho portato con me in biblioteca. Desideravo trasmettergli l'amore per i libri e mostrargli un luogo accessibile a tutti ove poter scegliere e guardare con calma ogni genere di libro. Ovviamente, sin dai primi mesi di vita, abbiamo provveduto a fornirgli libri adatti alla sua età. Libri di stoffa, di cartone rigido, libri tattili, librettini impermeabili ("da bagnetto"). Gli sono sempre piaciuti molto e tuttora chiede tantissimo i libri, potrei dire che li considera quasi un alimento (e in effetti i libri cos'altro sono se non cibo per la mente e per l'anima?).
Per cui, circa una volta la settimana, andiamo in biblioteca a restituire i libri presi in prestito e a sceglierne di nuovi.
Nei commenti a questo post introdurrò i primi due libri che ho scelto: si tratta di un confronto tra due visioni e due tipi di messaggi educativi. Come forse avrete già intuito... uno dei due libri mi piace, mentre l'altro no.
Dimenticavo! Sul sito di NPL trovate molte informazioni utili a scegliere i migliori libri per l'infanzia. E, se non l'avete ancora fatto, andate nella vostra biblioteca di quartiere a scoprire le attività previste per il mese di Novembre.
Buone letture! (è proprio il caso di dirlo)

Maria Beatrice

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"E' l'ora della nanna"
casa editrice: La coccinella
collana: i bambini del mondo
pagine: circa una decina
anno pubblicazione: 2008
ISBN: 9788875483080
autori: Gabriele Clima, Theresa Sirk




Un librettino piccolo e colorato, cartonato, per i bambini dai 3 anni in su. Il tema è la nanna o meglio l'addormentamento. Si vedono 5 scenette, ognuna delle quali tratta da una cultura del mondo (italiana, nativa americana, eschimese, africana, araba), in cui un bimbo o una bimba si addormentano. 
E ognuno di loro lo fa in un luogo diverso, con diversi rituali. Ma TUTTI loro sono accompagnati nel sonno dalla presenza amorevole di uno o più adulti (la mamma, ma oltre a lei a volte anche il nonno, il papà ecc.). 
Ogni bimbo ha la sua ninna nanna da ascoltare e da tenere in cuore durante il sonno. Un librettino dolce dolce, che mostra sorrisi e tenerezza, quiete e calore. Fa rilassare solo a guardarlo! La casa editrice  La coccinella è ottima, pubblica libri curati e educativi. Tenetela d'occhio e... buona lettura (in tutti i sensi!).


Maria Beatrice 


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"Lila dice no"
casa editrice: Mondadori
pagine: circa una trentina
anno pubblicazione: 2009
ISBN: 9788804588085
autori: Dr. Eduard Estivill e Montse Domènech


Non pago di aver già illuminato il mondo con i suoi metodi per insegnare ai bambini a dormire e a mangiare, Estivill pensa di inventarsi anche libri per bambini. Proprio vero che al peggio non c'è mai fondo.  Il libro "Lila dice no" racconta la giornata di Lila, una bimba che frequenta la scuola dell'infanzia e che, a cominciare da quando apre gli occhi, dice "no!" a quasi tutto ciò che le viene chiesto. 
Una bimba che Estivill definisce (in una sua premessa al libro) "piccola e vivace, con gli occhi vispi, tutta simpatia ma anche facilmente irritabile e attaccata alla gonna della mamma". Inutile dire che secondo lui la bimba soffriva di un disturbo del sonno ma, tranquille mamme, Estivill ci rassicura dicendo che "è bastato ascoltare un'ora di spiegazioni e seguire per sei duri giorni il mio metodo e il problema si è risolto". Come faremmo senza di lui? E chi lo sa! 
La Lila del libro ha due genitori, due nonni e un cane. Mamma e papà fanno rarissimi sorrisi, per lo più sono incarogniti, i tratti del volto sono duri e spigolosi... Sgridano Lila, alzano la voce, le puntano il famoso dito ammonitore (io glielo taglierei quel dito!) e Lila si comporta in modo oppositivo e sbadato (la sua stanza è molto disordinata e si è dimenticata di consegnare a casa l'avviso per la gita di fine anno) ma, povera piccola, sembra ragionare meglio dei suoi "educatori". Non le piace l'uniforme della scuola, lei vorrebbe scegliere quale vestito indossare (e per carità! Che, vogliamo dare ai bambini la possibilità di scegliere o riconoscere loro il diritto all'individualità?). Non le piace ascoltare il radiogiornale, vorrebbe un po' di musica (mamma mia! Un'anima che desidera l'armonia invece del caos? Che strano!). Le piacerebbe stare seduta vicino al papà in auto, non le piace stare sola sul sedile posteriore nel suo seggiolino (niente da dire. Sono del tutto d'accordo, la sicurezza è una priorità. Mi intenerisce soltanto questa piccola donna che non è interessata ad essere una regina sul trono solitario del suo seggiolino, preferirebbe - parole sue - essere solo una principessa e stare accanto al suo papà). Lila non ha il pranzo al sacco per la gita... ma il cuoco della scuola glielo prepara al volo e un suo compagno si offre di tenerglielo nel suo zainetto. Papà sorride... ma Lila abbraccia il cuoco (sinora, in questo libro, aveva abbracciato solo il cane...). Però, da brava bambina, dice "Ciao papà, grazie mille (e di che?)! Tanti baci alla mamma e a Bingo!" (il cane). 
Lila torna a casa e chi trova? I nonni. La nonna le ha preparato il bagno e il nonno legge il giornale mentre Lila cena (da sola! Avete capito bene, la piccola cena al tavolo da sola! Ma cos'è un lagher?!). Ovviamente Lila pensa al suo pupazzo Pumba. Lila piange. Perchè non riesce a dormire senza Pumba! Papà (è ricomparso!) le mette un braccio intorno al collo e con fare paterno (appunto) cosa le dice? "Vedi Lila? Questo non ti succederebbe se fossi un pochino più ordinata". Che Dio lo benedica... l'unica immagine in cui sembra un padre decente (è inginocchiato all'altezza di Lila e le dona un gesto di affetto) è rovinata dalle parole che dice. Lila chiede aiuto alla nonna per cercare Pumba (mica stupida, anche io avrei evitato di chiedere aiuto a quel saputone di papà!). Finalmente Lila ritrova Pumba e "in quattro e quattr'otto si addormenta". Che ci crediate o no, la divertente ed istruttiva storiella finisce qui.


Ma girando pagina troviamo un "inserto pedagogico" dal titolo "Le abitudini dei bambini. Intervista al Dr. Eduard Estivill e a Montse Domènech". L'intervista consta di 15 domande su temi generali e sebbene perfino io riesca a trovarci qualcosa di condivisibile, lo stile Estivill non si smentisce. Mescola finta fiducia nei bambini a dictat assurdi del tipo "un bambino di 5 anni come Lila deve dormire fra le undici e le dodici ore al giorno". Cioè tutti i bambini del mondo se hanno 5 anni dovrebbero fare così? E chi l'ha deciso?! 
Leggere Estivill è sempre fonte di confusione, Se non hai ben chiaro che tipo di genitore desideri provare ad essere, ti puoi far abbindolare dal suo tono sicuro e rassicurante. Ma il sapore di fondo è diversissimo da quello che si gusta leggendo William Sears, Maria Montessori, Elena Balsamo, Grazia Honegger Fresco. Provare per credere.


Maria Beatrice



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“Una strana covata”
Casa editrice: Lemniscaat
Anno di edizione: 1999
Numero di pagine: 26 circa
ISBN: 90-5637-205-X
Autori: Ingrid e Dieter Schubert (testo di Roberto Piumini)


Giusto qualche giorno fa, questo libro era tra quelli esposti nella sezione per bambini della biblioteca che abitualmente frequento. La copertina ad acquerello e le dimensioni medio-grandi mi hanno subito attirato; la dicitura “testo di Roberto Piumini” ha finito di convincermi.
Si tratta di una storia tenera e buffa, che vede protagonisti alcuni animali: un orso, un riccio, delle anatre. Le cose interessanti, a mio parere, sono almeno due.
La prima è la scelta delle parole e la cura dei dialoghi (bravo Piumini!). La seconda è che è una storia perfetta per far capire ad un bambino anche piccolo cosa significa “adozione”. Mi spiego meglio…
L’orso Bobov trova alcune uova sulla riva dello stagno; nessuno le sta covando e nessuno arriva a prendersene cura. L’orso Bobov, sicuramente dotato di tanto buon senso e di una certa dose di sensibilità, decide di prendere le uova con sé: “non posso lasciarle qui!” (credo che la mamma di Bobov abbia fatto un buon lavoro, ai suoi tempi ).
Nonostante la buona volontà, Bobov – che è un orso – non ha idea di come prendersi cura delle uova ma di una cosa è certo: il suo primo compito è proteggerle (ipse dixit). Favoloso!
Grazie ai consigli e alla fiducia del riccio Pispo, Bobov riesce a covare le uova, ad aiutare i paperini da poco nati a entrare in acqua per nuotare, a capire cosa hanno bisogno di mangiare e perfino a trovare il modo per aiutarli a volare.
L’orso Bobov e Pispo si lasciano “condurre” per mano (pardon, per zampa!) dai paperini alla loro stessa scoperta perché, in base a quello che fanno i paperini, Bobov e Pispo scelgono cosa fare. Sapessimo imparare anche noi umani a fare così con i nostri cuccioli! Ogni volta che Bobov si arena perché non sa cosa fare, Pispo dice: “Chi sa covare, molte cose sa fare!”. In pratica Pispo è certo che Bobov saprà fare la scelta giusta. Come vorrei che ogni mamma avesse vicino un Pispo così…
Alla fine altri cuccioli del bosco chiedono a Bobov di insegnar loro a volare e sapete cosa risponde il dolce orso? “Perché no? Chi sa covare, molte cose sa fare!”. Il libro si apre e si chiude con le enormi impronte di Bobov e quelle piccine piccine dei paperini che vanno verso lo stagno.
Immagino che sia evidente l’immediato paragone possibile con l’adozione! Ne ho visti di libri per bambini molto “diretti” su questo argomento così delicato e così difficile da capire. Ma la storia di Bobov e delle “sue” uova, secondo me, può funzionare ancora meglio.

Che ne dite? Aspetto i vostri commenti!

Maria Beatrice
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“Qualcos'Altro”
Casa editrice: Mondadori
Anno di edizione: 2002
Numero di pagine: 32
ISBN: 880450899X
Autori: Kathryn Cave, Chris Riddell (testo italiano di Raffaella Belletti)

Questo libro fa pensare. Fa pensare i grandi mentre lo leggono ai piccoli, ma credo faccia pensare anche i piccoli, sempre che i grandi glielo consentano...
.
Si tratta della storia di "Qualcos'Altro", uno strano non-si-sa-cosa che vive da solo, lontano da tutti, in una casetta in cima ad una collina esposta al vento.
Il piccolo "Qualcos'Altro", di indefinibile aspetto, desideroso di relazioni come è giusto che sia, si scontra con il fatto di essere diverso dagli altri che, appunto, lo hanno etichettato come uno che non è come loro... è "qualcos'altro".
Nonostante gli sforzi (malriusciti) e i ripetuti tentativi, Qualcos'Altro resta sempre ai margini del gruppo e alla fine se ne torna solo soletto a casa.

Accade però qualcosa di strano: qualcuno/qualcosa bussa alla sua porta, tutto felice di vederlo e incontrarlo. Sapete di chi si tratta? ... di un altro tipo di "qualcos'altro", che desidera fare amicizia.
E sapete cosa accade? Che la reazione sorpresa e stupefatta di Qualcos'Altro si trasforma in breve in un atteggiamento di rifiuto e di espulsione del nuovo arrivato: "Come me? Non sei affatto come me. In effetti non assomigli a nulla che io abbia mai visto. Mi dispiace, ma tu non sei decisamente un qualcos'altro come ME".
Ed apre la porta per far uscire lo sconosciuto che voleva fare amicizia con lui.

Fermiamoci un attimo a pensare e proviamo ad andare oltre al primo commento che ci viene in mente (del tipo: ma pensa che egoista! Dopo aver provato cosa vuol dire essere rifiutati da tutti ecco che alla prima occasione fa la stessa cosa!). Direi che, tuttosommato, Qualcos'Altro è un cucciolo; prima di tutto per le fattezze che ha, poi per le attività che svolge e per i compagni che ricerca e, infine, per permettere l'immedesimazione del piccolo lettore. Un cucciolo, quindi, senza nessuno che lo voglia, che lo ami, che desideri la sua compagnia.
Sicome ognuno di noi si fa un'idea di sè ed impara a relazionarsi col mondo a seconda di come è stato trattato e considerato, Qualcos'Altro esprime col suo comportamento esattamente ciò che ha ricevuto più e più volte: disprezzo, rifiuto, durezza. E non lo fa perchè è cattivo, ma perchè dentro di lui le cose funzionano così e lui non se ne rende conto per benino ("A Qualcos'altro parve di ricordare qualcosa, ma non avrebbe saputo dire cosa"). Si chiamano IWM - Internal Working Models (in italiano MOI - Modelli Operativi Interni), ognuno di noi ne ha e servono a creare una cornice per comprendere il mondo. E si formano, manco a dirlo, nella primissima infanzia, restando passibili di modifiche e aggiustamenti - grazie al cielo - nel corso della vita.

"Mentre cercava di rammentare, la creatura andò via. Fu allora (guardandosi allo specchio, nota mia) che Qualcos'Altro ricordò". Proprio così. Lo sforzo di memoria non basta per "ricordare", bisogna proprio guardarsi allo specchio, guardarsi dentro, in fondo in fondo, dove sono conservate le memorie più arcane e più antiche.

Ed è così che Qualcos'Altro, all'improvviso, sceglie di fare in modo che la storia non sia destino e decide liberamente per sè, rincorre lo sconosciuto nella notte e lo richiama indietro e restano insieme, nella loro diversità, accettandosi senza cercare di essere l'uno l'ombra dell'altro. Potendo stare insieme proprio perchè diversi.

Sapete come termina questa storia? Con l'arrivo di "qualcosa di DAVVERO strano. (...) Lo lasciarono entrare e fecero un po' di spazio anche per lui". Si trattava di un BAMBINO, come i nostri, come quello che ognuno di noi a suo tempo è stato. E che in questo bel libro è stato accettato e accolto senza riserve.

Per fortuna, se lo vogliamo, "La storia non è destino".

Maria Beatrice 

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“Io e la mia mamma”
Casa editrice: Il Leone Verde
Collana: Il Giardino dei Cedri
Anno di edizione: 2010
Numero di pagine: 26
ISBN: 978-88-6580-002-7
Autori: Alison Ritchie, Alison Edgson - Testo italiano di Elena Balsamo



Ecco un nuovo bel libro da leggere insieme a un bambino, specialmente se è il nostro.

La casa editrice Il Leone Verde pubblica "Io e la mia mamma" all'interno della Collana "Il Giardino dei Cedri", confermando la scelta editoriale schierata a favore della relazione genitori-bambini.
"Io e la mia mamma" è un libro colorato, luminoso, tenerissimo. C'è assoluta congruenza tra il linguaggio scritto e quello delle immagini. Anche un bambino che non sa leggere potrebbe intendere correttamente il messaggio che ogni pagina intende veicolare. Le immagini sono a pagina piena, non ci sono cornici e riquadri; questa scelta grafica amplifica l'effetto sulle emozioni del lettore che è così "immerso" nella storia rappresentata. La gentilezza del tratto grafico è evidente, un libro che commuove e che fa venir voglia di abbracciare i propri figli, forse fa scendere una lacrima alle mamme più emotive e/o a quelle che hanno il cuore delicato (più o meno tutte, quindi!).

Questo libro conferma quanto già proposto con altri libri de "Il Giardino dei Cedri": il cucciolo presentato nella storia (in questo caso un orsetto) non è mai solo, perchè la sua mamma lo tiene con sè accompagnandolo nel percorso della crescita, attraverso esperienze nuove, giocose e anche piccole "sfide" (saltare sui sassi di un torrente, pattinare sul ghiaccio senza cadere...). Sono chiari i riferimenti al ruolo di "modello" che l'adulto (in questo caso mamma orsa) ricopre per il cucciolo di cui si prende cura: il piccolo cammina dentro le orme della mamma, ringhia come lei nella caverna, tenta di tenere in bilico sul naso una mela - mamma che è grande ne sa tenere tre! - nuota vicino a lei e cerca di diventare più bravo...

Una storia semplice e di immediata comprensione, condita dalla rassicurazione di avere una mamma vicino che è pronta a tenerti tra le braccia se hai paura, che ti coccola e che sa usare le enormi zampe con la delicatezza che solo una mamma può avere.

Un libro che merita di essere letto in tutti quei momenti in cui si vuol celebrare o ricordare -  e ricordarsi - quanto sia unico il legame tra una mamma e il suo cucciolo.

Buona lettura... e buone coccole! 
Maria Beatrice


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“Io e il mio papà”
Casa editrice: Il Leone Verde
Collana: Il Giardino dei Cedri
Anno di edizione: 2010
Numero di pagine: 26 circa
ISBN: 978-88-6580-001-0
Autori: Alison Ritchie, Alison Edgson - Testo italiano di Elena Balsamo)




Piacevolmente inevitabile dopo “Io e la mia mamma”, anche “Io e il mio papà” approda nel post “Raccontami una storia”.

L'impronta cromatica della copertina trasmette subito un bel senso di calore e di forza, il giallo e l'arancione solare ben si sposano con la presenza del forte papà orso che si porta in groppa il proprio cucciolo.

Dal momento del risveglio mattutino a quello del riposo serale, papà orso e il suo orsetto stanno insieme e condividono le piccole grandi scoperte quotidiane.

Il messaggio che passa è quello dell'importanza di non essere soli ad affrontare il mondo, in modo da scoprirlo a partire dalla sicurezza data dalla presenza di una relazione significativa come quella che può crearsi tra padre e figlio.

Papà orso sa spiegare i segreti del bosco, porta in spalla il suo orsetto e al piccolo sembra di toccare il cielo, lo fa “volare” girando in tondo insieme a lui, lo porta sulla schiena per attraversare il torrente, è così forte che sa sollevare un tronco tutto intero e orsetto lo guarda ammirato... Insomma, il repertorio più classico delle attività che ogni bambino vorrebbe fare col suo papà (mancano andare in bicicletta e costruire con i Lego, ma forse per due orsi non sarebbe semplice infilare il caschetto in testa e maneggiare i minuscoli mattoncini...). ;)

Quel che mi piace tanto di questa storia è che riesce ad aggiungere un tono di grande tenerezza e accudimento in ciò che papà orso fa ed è con il suo piccolo. Non si trasforma in un “mammo orso”, intendiamoci. Non baratta la propria identità e il proprio ruolo di padre cercando di ottenere così chissà quale risultato nella relazione col proprio cucciolo. E' e resta un grande, alto e grosso papà orso che sa anche abbracciare teneramente, portare sul petto e farci dormire la sua creatura.

Mi vengono in mente tanti papà che ho incontrato, conosciuto e ascoltato magari per un po' di tempo, in studio, nei Nidi, nelle loro case. Papà con i bimbi sdraiati a riposare sul loro petto, portati con orgoglio nella fascia o - più grandicelli - sulle spalle, poggiati sulle gambe a guardarsi negli occhi e a chiacchierare nel linguaggio dei neonati.

Mi viene in mente anche un nonno, il mio papà, mentre legge questa storia al suo primo nipotino, mio figlio. Una lacrima è inevitabile, perché quel nonno, quel nipote e uno di quei papà sono gli uomini più importanti della mia vita.

“Il mio papà è il migliore del mondo
e per quanto io lo giri tutto in tondo
non ne troverò un altro uguale:
perché lui sì, è proprio speciale”.

Lo dice anche cucciolo orso e lui non si sbaglia.

Un saluto a tutti, specialmente ai papà! :)

Maria Beatrice 

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“Un mondo di bene”
Casa editrice: Edizioni C'era una volta...
Anno di edizione: 1998
Numero di pagine: 28 circa
ISBN: 88-86144-48-2
Autori: Noris Kern (testo di Jean-Baptiste Baronian)



Il libro di oggi è speciale: il sito Infantiae.org (noto ai colleghi del settore pedagogico e psicopedagogico) lo include nella lista di libri per la lettura di bambini dai 5 ai 7 anni e ne evidenzia l'alto livello delle illustrazioni e la delicatezza emotiva di fondo.

Di nuovo una tenera storia che guarda con occhi particolari all'amore di una mamma per il suo cucciolo. Il piccolo protagonista è Polo, un cucciolo di orso bianco che vive tra i ghiacci della banchisa polare, circondato da amici (cuccioli come lui) e amato dalla soffice mamma orsa.
L'intera storia si muove intorno ad una domanda che Polo si pone: ma cosa significherà mai che la mamma gli vuole “un mondo di bene”?
Mentre va dalla mamma per chiederglielo, Polo incontra sul suo cammino il pinguino Pompon, la foca Adele e il lupacchiotto Rino e a ognuno di loro chiede: “come ti vuole bene la tua mamma?”.

Ovviamente ogni cucciolo “vede” e “sente” l'amore della propria madre in modo unico e speciale; per Pompon la mamma lo ama con le ali, sotto le quali lo tiene al caldo. Per Adele la mamma le vuol bene con le grandi pinne, che lo tengono stretto stretto in un tenero abbraccio. Mentre per Rino l'amore della mamma ha la forma dei denti, con i quali lo mordicchia affettuosamente mentre giocano.

I quattro cuccioli camminano insieme verso la casa di Polo, dove lo aspetta la dolcissima mamma, alla quale chiede: “mi vuoi forse bene con la pelliccia”?, stringendosi a lei al caldo del soffice e fitto pelo.
La mamma conferma, ma aggiunge che ama Polo con tutto il suo corpo: con gli occhi che brillano se lo vedono arrivare, il naso che ne annusa il buon profumo, la bocca che lo mordicchia, le zampe che fanno solletico e sollevano in aria, la schiena, la pancia... Insomma, non c'è un angolino del corpo di mamma orsa che non ami il piccolo Polo.

Il tenerissimo epilogo vede un improvviso ribaltamento di visione: è Polo, ora, che spiega alla mamma che lui le vuole bene anche con il sonno, perchè mentre dorme la sogna.
E mentre Polo si addormenta vicino alla mamma che gli tiene una zampa intorno, si perviene alla sintesi di tutto questo tenero racconto: “ 'Ah, ecco com'è che si fa a voler bene con il sonno' pensa la mamma di Polo. 'E' proprio bello amare ed essere amati!' ”.

E come è vero...

Una storia dolce e semplice, che ognuno può sentire propria perchè evoca le immagini che ogni mamma ricorda: minuscoli piedini, manine paffute, profumo di bimbo. Una storia per tutte le mamme (orse e non) e i loro cuccioli.

Vi è piaciuta? A me moltissimo!

Buona navigazione e prosecuzione di lettura!

Maria Beatrice


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“Marcolino che non voleva nascere”
Casa editrice: Il Castoro bambini
Anno di edizione: 2006
Numero di pagine: 32
ISBN: 9788880333753
Autori: Florence Noiville, illustrazioni di Alice Charbin (testo italiano di Pico Floridi)




Qualche settimana fa una cara amica, mamma di due figli, mi disse: "Ti devo prestare 'Marcolino che non voleva nascere', è un libro tenero e simpatico che avevamo regalato alla nostra prima bimba mentre ero incinta del suo fratellino". Detto, fatto: un pomeriggio vedo arrivare a casa due libri: il primo è quello che tempo prima avevo prestato io alla mia amica ("Sono qui con te" di Elena Balsamo, la cui recensione è in preparazione) e che lei mi restituiva; il secondo libro era proprio quello di Marcolino.

Appoggiarli vicini sul tavolo è stato spontaneo e lì sono rimasti sinché mio figlio mi ha chiesto di leggergli la storia di Marcolino e io, senza averla mai vista prima, ho iniziato a leggere insieme a lui.

La storia di Marcolino è tenerissima e piena di simpatia; Marcolino non sembra essere minimamente interessato ad uscire dalla pancia della mamma, nonostante la mamma (la Signora Pallatonda - ci siamo capiti) abbia ormai un tale pancione da far provincia e nonostante i nove mesi di gestazione siano terminati da un po'. 

Tutti, intorno a Marcolino, tentano di invogliarlo ad uscire e ognuno racconta e promette qualcosa di diverso.

Il cuginetto Arcibaldo svela a Marcolino che la vita è saporita e zuccherata, si possono mangiare enormi gelati al pistacchio e cioccolato! Ma Marcolino conosce già i gusti del cibo: mamma si mangia wurstel e piselli (si vede che lei era positiva alla toxoplasmosi!) e lui li riceve dal cordone ombelicale direttamente nel piatto da cui mangia, posto su una apposita e graziosa tavola apparecchiata e decorata da una rosa in vaso...

La sorella maggiore Erica racconta a Marcolino che la vita è divertente e che si può andare in bicicletta senza mani e con i piedi alzati e sentire il vento nelle orecchie. Ma Marcolino fa il trapezista nella pancia di mamma e non gli interessa cosa potrà fare di più divertente se ne uscirà.

Papà Amilcare spiega a Marcolino che la vita è interessante e gli promette di portarlo in alta montagna, a vedere marmotte e ghiacciai, proprio in mezzo al cielo (ecco, fossi stata Marcolino, io sarei uscita seduta stante!). Ma Marcolino sta facendo Tarzan con il cordone ombelicale al posto della liana e poco gli importa di altre avventure.

Un altro cuginetto, Ippolito, cerca di invogliare Marcolino ad uscire promettendogli di prestargli la sua spada per ridurre in polpette cannibali e mega-mostruk... Mamma Pallatonda si spaventa un po' di fronte agli urli della lotta e dei relativi inseguimenti e Marcolino si gira e si copre gli occhietti. Non ci pensa nemmeno ad uscire!

Il nonno Barnaba filosofeggia e spiega a Marcolino che la vita non è poi così complicata, perché tutti cercano la felicità e non si accorgono che è lì a portata di mano, come gli occhiali quando non li trovi e sono sulla punta del naso. Per Marcolino la felicità è stare ad occhi chiusi a farsi cullare nel liquido amniotico e a succhiarsi il ditino. Mica gli serve altro, a lui, per essere felice.

Alla fine ci pensa la mamma, la nostra enorme signora Pallatonda, a dire la vera verità a Marcolino: che "la vita non è sempre come ti hanno detto: a volte può essere amara, difficile o scontrosa. Spinosa, piovosa o faticosa. Ma io, la tua mamma..." e la mamma gli sussurra delle parole misteriose e dolci, parole che sono una mamma conosce. Il libro non ci dice quali sono... ma a me è bastato alzare lo sguardo sul tavolo della mia cucina per vederle, scritte sulla copertina del libro restituitomi quel giorno: "Sono Qui Con Te".

I casi della vita... in un solo istante la domanda e la risposta: quante volte accade? Poche. Ma ogni volta mi si ferma il respiro per l'emozione.

E, nemmeno a dirlo, dopo essersi sentito dire quelle semplici e magiche parole di rassicurazione e di conferma da parte della mamma, Marcolino decide di nascere, perchè d'improvviso scopre che la mamma non lo lascerà mai, anche se lui lascerà la sua pancia.

Un libro per bambini che può far pensare i grandi.
Bellissimo!

Un caro saluto a tutti,
Maria Beatrice 

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“Ti voglio bene, anche se...”
Casa editrice: Mondadori
Anno di edizione: 2000
Numero di pagine: 28
ISBN: 88-04-47282-0
Autore: Debi Gliori




Un libro tenero e scherzoso, ma anche molto serio e reale perchè mostra e sonda emozioni come la rabbia, la paura, il dubbio.

Piccolo è arrabbiato, si sente solo perchè la mamma è impegnata e si mette a fare i dispetti. La mamma non lo sgrida ma subito lo interpella e lo rassicura sul suo amore per lui.
Un amore che esisterebbe alo stesso modo anche se Piccolo fosse un insetto, un coccodrillo, un orso... eppure non basta. Piccolo non è tranquillo. Perchè questo amore materno in-condizionato e infinito è difficile da credere, da comprendere, da accettare.

La mamma, che pure è stanca (com'è umana questa tenera mamma volpe!), alla fine trova il modo di rassicurarlo: lo porta alla finestra a guardare le stelle, che hanno una luce pressochè eterna e gli dice che "l'amore è come la luce delle stelle, resta con noi per sempre".

Molto bella anche la grafica e la scelta dei colori. Un libro che merita di essere letto. E riletto.

Maria Beatrice 

2 commenti:

francesca ha detto...

Me lo presti? Solo a leggere la recensione mi e'venuta la pelle d'oca....
Ti voglio bene grazie

Educazione Consapevole ha detto...

Come no! Domani :)