5 gennaio 2013

A braccia incrociate



Buonasera a tutti voi, amici carissimi di Educazione Consapevole!

Penso a questo post esattamente da ieri sera. E' uno di quei pensieri che danzano leggeri leggeri in continuazione, di sottofondo, discreti a prima vista e invece persistenti e determinati come avessero una propria volontà.

Non c'è stata ora in questa giornata nella quale non abbia pensato almeno per un istante a questo post. E alla fine ha vinto lui: è già qui, che prende forma mentre lo scrivo per voi e, forse, per me.

Che immagine evoca nella vostra mente il titolo "A braccia incrociate"? A me fa pensare subito a un'immagine di riposo, di relax... (ho bisogno di ferie, si capisce?! ). Oppure a un'immagine di ascolto, del tipo io-ti-parlo-tu-mi-ascolti-a-braccia-incrociate. O anche a un'immagine di protesta, una specie di sit-in del corpo che si blinda e si oppone passivo a qualcosa o qualcuno.

In realtà, nessuna di queste immagini corrisponde a ciò che si nasconde dietro e dentro questo titolo.

Si tratta, infatti, di un contorsionismo amorevole, una di quelle cose che solo una mamma può inventarsi. Potere della flessibilità, della fantasia e del facciamo-di-necessità-virtù.

La cosa è nata così, da un cosleeping molto freestyle. Da un bimbo "grande" che dorme placido nel sidebed, accanto alla mamma. Da una bimba piccola che dorme nel lettone, tra mamma e papà. Da un papà che chiude la fila e supervisiona il gruppo.

Come si fa a dare la mano a due bimbi contemporaneamente e senza entrare nel tunnel dei formicolii, delle posture dolorose e delle improbabili angolazioni degli arti? Con un po' di fantasia e ricordando la storiella che narra di come l'inferno e il paradiso siano entrambi allestiti con una tavola imbandita e lunghissime posate. All'inferno ognuno pensa solo a sè e cerca di mangiare, ma con le lunghissime posate non riesce a nutrirsi di alcunchè. In paradiso, invece, ci si imbocca a vicenda e tutti ricevono ben più del necessario.

Braccia lunghe, lunghe come le lunghissime posate... E allora, la mano destra finisce al bimbo grande che sta alla sinistra. La mano sinistra, va a prendere la piccola che sta alla destra. E la mamma si ritrova a braccia incrociate, guarda i suoi figli e sbircia il papà che tiene nella sua manona l'altra manina della piccola. Guarda il soffitto, sorride, scuote la testa ridendo con una lacrima che scivola sul cuscino. Chiude gli occhi. E si addormenta.

Come ho trovato scritto su una bella immagine della pagina facebook di Mammole "Non ho bisogno che sia facile. Ho bisogno che ne valga la pena".

Oh, sì. Ne vale proprio la pena. 

Buonanotte a tutti! 
Maria Beatrice 

NB: l'immagine è presa dalla pagina facebook de "Il Bambino Naturale" ed è stata tratta da "Kids"

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