Eccoci di nuovo davanti
ad uno schermo... io a scrivere, voi a leggere. Mi sembra quasi di chiacchierare con ognuno di voi, come mi accade realmente nella vita
di tutti i giorni con le mamme e le amiche che condividono con me
pensieri ed emozioni sull'essere genitori.
Proprio come oggi, quando
raccontavo ad un'amica in dolce attesa quel che sto per raccontare
anche a voi. L'ennesima occasione in cui il Piccolo Uomo mi ha
insegnato qualcosa su di sè. E, soprattutto, su di me.
Le cose stanno così: il
Piccolo Uomo ha iniziato un corso di nuoto con la scuola. Grandi
preparativi, zainetto ad hoc con tutto il necessario e mille e più
raccomandazioni ("siediti sulla panca per cambiarti, non per
terra", "non correre a bordo vasca, è pericoloso" e
via di seguito). Finalmente arriva il gran giorno. Nel corso della
lezione, ricevo un messaggio sul telefono da un'amica mamma (che si
era offerta volontaria per aiutare i bimbi insieme alle maestre) che
era presente in piscina e vedo il Piccolo Uomo alle prese con lo
stile dorso, insieme al suo istruttore. L'amica mamma mi dice che il
Piccolo Uomo si sta divertendo tanto e mi rassicura, va tutto ok.
Bene, sono contenta anche
io per lui, è un'esperienza nuova e spero gli piaccia. In realtà
spero anche che fili tutto liscio, un pochino di apprensione ce l'ho.
Dopo un paio d'ore il
Piccolo Uomo torna a casa accompagnato dalla nonna, entra tutto
gagliardo in cucina e mi dice di aver perso i boxer... Ecco,
cominciamo bene, prima lezione e primo indumento sparito nel buco
nero degli spogliatoti. Va beh, con un po' di scocciatura in cuore
soprassiedo e me lo guardo, questo Piccolo Uomo tutto scarmigliato,
con i capelli a forma di cuffia-in-silicone. E noto che non indossa
il dolcevita che aveva sotto la tuta quando si era vestito la mattina
prima di andare a scuola. Gli abbasso la zip della felpa e in effetti
tutto ciò che trovo è la canottiera...
Ecco, diciamocelo, la mia
piccola scocciatura ha subìto in quell'istante un'impennata che
neanche il cavallo bianco di Napoleone nel famoso dipinto aveva
espresso...
"Ma che fine ha
fatto il tuo dolcevita?!", una frase di per sè accusatoria, per
niente (ma proprio per niente, ve lo assicuro) accogliente. E a
queste parole gli occhi del Piccolo Uomo cambiano subito di
espressione: capisco che fino a quel momento non si era minimamente
accorto che gli mancasse un "pezzo". Mi dice che non lo sa,
vedo che si sforza di ricordare, ma non mi sa dire che fine abbia
fatto il dolcevita.
Gli faccio ripercorrere
mentalmente la scena, mi sa dire quali bambini erano accanto a lui
nello spogliatoio, mi assicura che dopo aver messo il costume aveva
infilato i vestiti nello zaino. Dice che è sicuro che il suo
dolcevita non è rimasto nello spogliatoio.
E io, presa dal nervoso e
dal pensiero "ma le maestre non li guardano 'sti bambini?!",
gli dico che non è possibile. Fondamentalmente non gli credo, la
verità è che penso che mi stia mentendo per non essere sgridato.
E parte a piangere
disperato. Ma disperato, eh! Una scena madre, che neanche il cinema
napoletano d'autore ha saputo esprimere così bene. Vuole le sue
cose, dice che le vuole a tutti i costi, vuole che chiami la piscina
per farle cercare.
Si calma solo quando
contatto la piscina e parlo proprio con il suo istruttore che mi
assicura che controllerà e, soprattutto, si ricorda del Piccolo
Uomo, mi chiede di salutarglielo e mi dice che è stato bravo.
Comunque, le sue cose non si trovano, in piscina non ci sono.
La mattina seguente,
prima di andare a scuola, il Piccolo Uomo mi prega di non chiedere
nulla alle maestre: non vuole essere preso in giro, perchè è certo
che nessun bambino oltre a lui abbia perso niente. Si vergogna, povero piccolo.
Chiamo allora l'amica mamma che mi aveva inviato il messaggio in
diretta dalla piscina il giorno prima e le chiedo la cortesia di dare
un'occhiata al Piccolo Uomo la prossima volta, giusto perchè non
torni a casa mezzo ignudo in Febbraio...
E sapete cosa mi dice (a
parte che non può stare nello spogliatoio dei maschietti perchè tra
questi c'è anche il suo bimbo e, quindi, lei è precettata nello
spogliatoio femminile)? Mi racconta di come il Piccolo Uomo, il
giorno precedente, fosse stato l'unico maschio ad essersi seduto sulla panca per cambiarsi (tutti gli altri per terra) e di come le mamme
presenti avessero notato il suo impegno e la sua precisione. Mi dice
anche che, durante il viaggio di ritorno in pullman,il Piccolo Uomo
aveva "tenuto banco", tutto felice e super emozionato per
l'esperienza appena fatta.
Ecco: all'improvviso
capisco tutto. Capisco di aver commesso un errore talmente grossolano
da vergognarmene subito. E profondamente. Capisco, cioè, di aver
stroncato la gioia del Piccolo Uomo con le mie domande da mamma
rompiscatole. Come averlo strappato dal mondo delle nuvole
trascinandolo a terra con violenza e, soprattutto, senza alcun
rispetto. Ascolto: zero. Fiducia: zero. Pazienza: zero. Supponenza:
troppa. Non mi intendo di bilanci, ma il mio mi è parso decisamente
in perdita.
Non avevo saputo essere
comprensiva, accogliente, fiduciosa, paziente. E il Piccolo Uomo, che
si era profondamente impegnato e così tanto divertito, aveva reagito
nell'unico modo possibile ad un bimbo sensibile (quale è) che si
veda investire da un TIR.
Detto, fatto, con l'aiuto
dell'amica mamma (che ringrazio di cuore per avermi aiutato a capire
la vicenda) organizzo la possibilità di contattare con somma
discrezione le mamme dei bimbi che si erano cambiati vicino al mio
nello spogliatoio per vedere se, per caso, il dolcevita e i boxer
fossero finiti nello zainetto sbagliato.
Vado a prendere il
Piccolo Uomo a scuola. Gli devo delle scuse. Serie e sincere. Lo
abbraccio forte e gli dico tutto quello che penso, che avevo capito
quanto si fosse impegnato e che gli credevo se lui era sicuro di non
aver dimenticato le sue cose nello spogliatoio. Gli dico che gli
voglio bene e che sono orgogliosa di essere la sua mamma. Lui mi
ascolta e mi abbraccia forte.
Gli chiedo se posso far
avere alle mamme dei suoi "vicini di spogliatoio" il
bigliettino che ho preparato per ritrovare le sue cose. Lui mi guarda
e ride "Ma lo sai dov'è il dolcevita mamma? Te lo sta lavando
la mamma di E.!". In pratica: uno dei bimbi vicini a lui aveva
indossato il dolcevita del Piccolo Uomo OLTRE alla propria maglia
(eh, dai, almeno sarà stato al calduccio!).
Quindi, ricapitolando: il
Piccolo Uomo aveva ragione su tutto: non aveva dimenticato il
dolcevita in giro per lo spogliatoio, si era cambiato sulla panca,
aveva pure fatto del suo meglio in piscina. Aveva detto la verità.
Sarebbe bastato credergli e non avrebbe dovuto affrontare la vergogna
e il senso di fallimento che, invece, io gli avevo irragionevolmente
"regalato".
Ennesima lezione di
vita: se devi scegliere tra fidarti di tuo figlio (anche se la sua
versione ti sembra poco realistica) e fidarti del tuo "infallibile
sapere adulto"... meglio se ti fidi di tuo figlio. Sbagliare per
sbagliare, almeno sbagliamo per fiducia e per amore, vah!
Ah! Dimenticavo! I boxer
sono rimasti desaparecidi... Pazienza: non si può aver tutto (e
soprattutto: chi se ne importa!).
Aspetto sempre i vostri
commenti (anche qui, eh! Non solo sul gruppo fb, via mail, via sms,
via whatsapp... ) e buona notte a tutti!
2 commenti:
mi hai fatto piangere..... tu e tuo figlio siete troppo forti!!!
:) Lui è proprio un Piccolo Grande Uomo, non c'è che dire... :) Un carissimo saluto mamma Eva!
Posta un commento