21 novembre 2011

Presto e bene, raro avviene

Buongiorno a tutti!  
Oggi ho deciso di parlarvi di un argomento che molto spesso è oggetto di conversazioni e chiacchere tra e con le mamme: la "velocità di crescita" dei bambini. MI spiego meglio: per la maggiori parte delle persone sembra che la velocità con cui un bambino raggiunge determinate tappe dello sviluppo sia un indicatore cruciale per capire se il bambino è "avanti" o se è "indietro". Come a dire se "possiamo essere orgogliosi" oppure se "dobbiamo precoccuparci".
Secondo questa linea di pensiero è giusto fare tutto ciò che si può per accelerare i tempi di sviluppo del bambino, offrendo stimoli (e qui sono d'accordo) anche prima del tempo (e qui non sono più tanto d'accordo!) e basandosi sulle esperienze altrui e sulle offerte di mercato invece che sull'osservazione dell'irripetibile bambino che si ha di fronte.
Faccio un paio di esempi per spiegarmi meglio.
Situazione numero 1. La bisnonna di una bambina di 5 mesi mi dice tutta orgogliosa che la nipote ha acquistato il girello per la figlioletta e che la bimba non solo riesce a starci seduta dentro ma che addirittura punta i piedini a terra e riesce a spingersi un po' e a spostarsi per brevi tratti. Ora: data la bisnonna l'unica cosa da fare è sorriderle e non dire altro, ma se potessi dire la mia opinione alla mamma suggerirei di considerare che mettere una bambina di 5 mesi nel girello è pericoloso e assurdo, per la schiena della bimba, per le sue gambe, per la sua psiche che non è pronta a sostenere un approccio al mondo come lo veicola il girello. Un bambino di 5 mesi FORSE inizia a reggersi seduto a terra, costringerlo ad una posizione e a un movimento assolutamente inidoneo per l'età come quello caratteristico del girello è semplicemente sbagliato. Inoltre, se un bambino di per sè non è ancora dotato della capacità fisica di spostarsi autonomamente nell'ambiente è perchè non è nemmeno pronto psichicamente a farlo. Perchè farlo "correre" se non è ancora pronto a "camminare?". Ma se guardiamo il tutto con il criterio della precocità e della velocità, invece, ecco che si tratta di un'ottima idea, così la bambina imparerà presto a muoversi per casa, non dovrà essere sorretta dalle braccia di nessuno e potrà far impazzire tutti di gioia perchè è "tanto avanti!".
Situazione numero 2. Sembra che il cosiddetto "spannolinamento" stia diventando una sorta di corsa a chi arriva prima. Anzi, a chi comincia prima! E' tutta una serie di aneddoti di mamme superorgogliose perchè la loro bimba (solitamente si tratta di femmine, per le quali lo spannolinamento è in genere più rapido-e-indolore) non ha più il pannolino da tanti mesi e nemmeno di notte e nemmeno per sbaglio... Poi, purtroppo per lei, in mezzo all'orgoglioso e gongolante crocchio delle supermamme (?) delle superbimbe (?) c'è sempre una mamma che fino a cinque minuti prima non si poneva ansiosi quesiti ma che ormai, dopo aver ascoltato silente gli epici racconti delle colleghe, SA che nella SUA bambina c'è QUALCOSA CHE NON VA... E lì parte il dramma, perchè "allora non è normale avere ancora il pannolino a tot mesi?". E dove sta scritto? Ovviamente non osa, la povera mamma, porre il quesito alle supermamme, riceverebbe una risposta lapidaria. Meglio decidere in segreto di provare IL GIORNO STESSO a cominciare le pratiche per lo spannolinamento.  "Bisogna cominciare", la mamma se lo ripete come un mantra indiano, noncurante di ciò che il suo buon senso e il suo 
istinto le sussurrano: "Ma perchè? Non è ancora il momento". "No, no" - risponde lei - "adesso basta con queste titubanze, BISOGNA COMINCIARE". Si innesta così un meccansimo terribile, fatto di tensioni, aspettative, (probabili) fallimenti, frustrazioni, lacrime, pozze di pipì sparse per il mondo e simili ameni compagni di viaggio. Fino a che una voce (non so di chi, ma prima o poi arriva) dice alla mamma che NON ESISTE un momento giusto per tutti per lo spannolinamento e che NON HA SENSO decidere che questo momento è giunto SENZA AVER OSSERVATO CON ATTENZIONE E RISPETTO IL PROPRIO BAMBINO E I SUOI COMPORTAMENTI. Perchè il bandolo di ogni matassa sta lì, nell'osservazione del bambino e in nient'altro. Anche in questo caso è solo il bambino a sapere quando è il momento. E se abbiamo l'umiltà di osservare e ascoltare, lo capiremo anche noi. Anche qui non ha alcun senso accelerare.
E' ovvio che due esempi non sono rappresentativi di tutte le possibili situazioni, ma credo che rendano l'idea di ciò che volevo dire.
Un bambino non è un'automobile di Formula Uno, che è stata costruita per arrivare velocemente al traguardo e, possibilmente, prima delle altre automobili. Un bambino è una persona e non è giusto accelerare i tempi del suo sviluppo. 
Martin Buber diceva “Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non era mai esistito, qualcosa di primo e unico… Ciascuno ha l’obbligo di riconoscere e considerare che l’individuo è unico al mondo nel suo genere e che al mondo non è mai esistito nessun uomo identico a lui.Se infatti fosse esistito al mondo un uomo identico a lui, egli non avrebbe motivo di essere al mondo”.
E ancora, Esther Weber scrive "Il bambino, durante il suo sviluppo e se i suoi tempi sono rispettati, affronterà lo spazio aperto un po' alla volta nella misura in cui si può effettivamente mettere in contatto con esso".
Cosa ne pensate? Attendo i vostri commenti!
Buona prosecuzione di lettura sugli altri post!

Nessun commento: